Artiglio del Diavolo | Funziona per il Dolore? Dosi, Prezzo, Studi

In questo articolo parliamo dell'Artiglio del Diavolo, delle sue Proprietà, dei suoi Principi Attivi e dei Potenziali Benefici contro Artrosi, Reumatismi e Mal di Schiena. Con Studi scientifici, Dosaggi, Effetti Collaterali e Controindicazioni

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Che Cos'è

L'artiglio del diavolo è una liana erbacea perenne, endemica dell'Africa subtropicale.

Conosciuto anche come arpagofito o con il nome botanico Harpagophytum procumbens, l'artiglio del diavolo deve il suo nome alla particolare conformazione dei suoi frutti legnosi, caratterizzati da robusti uncini che - penetrando nelle zampe degli animali - li costringono a una dolorosa danza “indiavolata”.

Non sono tuttavia i frutti dell'arpagofito ad essere utilizzati a scopo medicinale, bensì le radici, in particolare le escrescenze laterali, dette radici secondarie, ricche di sostanze di riserva.

Nella medicina tradizionale africana, l'artiglio del diavolo è stato utilizzato fin dall'antichità per il trattamento di mal di testa, artriti, reumatismi, lombaggini (mal di schiena) e nevralgie.

Gli studi fitoterapici moderni hanno messo in luce l'attività antiinfiammatoria, analgesica e antireumatica di particolari principi attivi, tra cui arpagoside, arpagide e procumbide, presenti nelle radici dell'Harpagophytum procumbens.
La pratica clinica e diversi studi hanno evidenziato come per ottenere effetti ottimali siano necessarie dosi di arpagofito pari ad almeno 30 mg di arpagoside al giorno.

Oggi, diversi preparati a base di Artiglio del diavolo vengono usati, sia per via topica che per via orale, come "medicina naturale" contro:

  • Reumatismi cronici,
  • Artrite reumatoide
  • Artrosi a differente localizzazione (coxartrosi - all'anca e - gonartrosi al ginocchio).
  • Dolori articolari.

Le prove di efficacia presenti in letteratura, relative all'uso dell'arpagofito contro le malattie articolari sopra elencate, sono assolutamente incoraggianti ma non ancora conclusive, poiché di scarsa solidità scientifica. Ad oggi, quindi, non possiamo ancora dire con assoluta certezza se l'arpagofito costituisce o meno un rimedio efficace per questi disturbi.

A Cosa Serve

Uso nella Medicina popolare

L'artiglio del diavolo e i suoi estratti vengono tradizionalmente usati nel trattamento delle manifestazioni articolari dolorose e talvolta, per la presenza di principi amari, nel trattamento dell'inappetenza e delle turbe digestive.

Nella medicina tradizionale sudafricana, l'artiglio del diavolo è stato tradizionalmente impiegato come:

  • tonico, stomachico e amaricante nei disturbi digestivi;
  • nelle emopatie;
  • come antipiretico contro la febbre;
  • come analgesico contro il dolore;
  • contro le allergie;
  • come eupeptico e stimolante l'appetito;
  • contro disturbi al fegato e ai reni;
  • come diuretico e sedativo.

Uso nella Fitoterapia Moderna

L'artiglio del diavolo fu introdotto in Europa dagli Inglesi ai tempi della rivolta degli Ottentotti (1904), e i successivi studi svolti con i criteri della medicina occidentale hanno avvallato le virtù medicamentose tramandate dagli stregoni dell'Africa del Sud.

L'uso moderno dell'Artiglio del diavolo si è indirizzato soprattutto verso il trattamento di:

  • affezioni reumatiche (reumatismi);
  • affezioni artritiche (artrite);
  • artrosi (osteoartrosi);
  • lombalgie (mal di schiena).

L'artiglio del diavolo viene spesso proposto come un'alternativa non farmacologica ai dolori articolari e muscolari minori, rientrando nella composizione di diversi integratori alimentari e parafarmaci per uso topico.

Questi prodotti a base di artiglio del diavolo non sono farmaci, quindi non potrebbero vantare proprietà curative o preventive nei confronti di malattie e disturbi come artrosi, reumatismi o mal di schiena.

Tuttavia, sotto specifico suggerimento medico, prodotti ben formulati contenenti arpagofito possono essere utilizzati con successo per combattere dolori articolari e muscolari minori o processi artrosici agli esordi.

La risposta a questa tipologia di integratori è soggettiva e tende a essere maggiore nei soggetti giovani e nei quadri artrosici lievi e/o di recente insorgenza, a carico delle grandi articolazioni (anca e soprattutto ginocchio).
Inoltre, l'insorgenza dell'effetto benefico è tendenzialmente più lenta rispetto ai farmaci, e può richiedere diverse settimane di trattamento continuato.

Gli estratti di artiglio del diavolo possono essere utili per via orale anche contro la perdita di appetito e la dispepsia (cattiva digestione). La Commissione E tedesca raccomanda l'Arpagofito contro la perdita dell'appetito e le dispepsie, e nel trattamento coadiuvante delle affezioni degenerative dell'apparato locomotore.

Tra i prodotti commerciali a base di artiglio del diavolo si ricordano: No Dol Capsule, No Dol Crema e Nevridol.

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Caratteristiche

Cenni Botanici

Per la sua maggiore importanza fitoterapica, nel linguaggio comune il termine artiglio del diavolo viene fatto coincidere con la specie Harpagophytum procumbens. Tuttavia, lo stesso nome può essere riservato anche ad altre specie del genere Harpagophytum, appartenenti alla famiglia delle Pedaliaceae.

Anche la specie Harpagophytum zeyheri riconosce una tradizione d'impiego nella medicina popolare delle zone d'origine; tuttavia, essa contiene un titolo in principi attivi inferiore e viene comunemente considerata un adulterante.

Harpagophytum procumbens può essere ulteriormente suddiviso in due sottospecie:

  • Harpagophytum procumbens subsp. procumbens 
  • Harpagophytum procumbens subsp. transvaalense

Queste piante sono tipicamente diffuse nell'Africa del sud, seppur con distribuzione geografica differente in base alla specie botanica considerata. In particolare, l'Harpagophytum procumbens si trova prevalentemente nelle zone semidesertiche delle savane, in Namibia, Botswana, Sud Africa, Angola, Zambia e Zimbawe.

Questa specie perenne, erbacea, presenta fusti striscianti, che emergono dopo le prime piogge e muoiono durante l'inverno secco.

I germogli striscianti crescono da un tubero primario perenne, che si estende fino a 2 metri in profondità e da cui si diramano molti tuberi secondari lunghi mediamente 25 cm e spessi 6. Queste radici secondarie sono organi di deposito per la pianta e costituiscono la droga utilizzata in fitoterapia per le sue proprietà anti-infiammatorie a livello osteo-articolare (attribuibili soprattutto al glicoside arpagoside).

I fusti striscianti portano foglie alterne, picciolate, lobate, di colore verde-blu e rivestite di peli ghiandolari la cui pagina inferiore risulta pubescente.

La pianta produce grandi fiori isolati, tubulari e simpetali, con corolla a tubo giallo che si apre in lobi di colore rosso violaceo.

I frutti (8-20 cm) deiscenti sono costituiti da capsule legnose munite di escrescenze acute, portanti spine curve e taglienti, che penetrando nelle zampe degli animali li costringono ad una danza “indiavolata”.

Principi Attivi

Le radici secondarie di Harpagophytum procumbens contengono principalmente glicosidi iridoidi, che dal punto di vista chimico sono dei monoterpeni biciclici in forma glicosidica.

Il glicoside iridoide più abbondante (0;8-3%) è l'arpagoside; sono inoltre presenti procumbide, arpagide ed acido cinnamico libero.

Gli iridoidi dell'arpagofito sono caratterizzati:

  • da un elevato potere amaricante;
  • da una spiccata azione antinfiammatoria e analgesica.

Tuttavia, è opportuno ricordare che gli estratti di pianta intera sembrano avere un effetto terapeutico migliore rispetto a quelli ottenuti da parti isolate.

  • L'arpagoside ha inibito in vitro la sintesi di vari mediatori proinfiammatori, attraverso la soppressione dell'espressione di iNOS e COX-2* e attraverso l'inibizione dell'attivazione di NF-KB 1.
  • L'arpagoside NON ha mostrato attività antinfiammatoria in un modello animale di infiammazione (edema della zampa indotta da carragenina) 2. Gli scienziati hanno pertanto suggerito che altri fitochimici diversi dall'arpagoside potrebbero contribuire all'effetto anti-infiammatorio dell'arpagofito 2, 3.

* Questo fa supporre che l'uso orale degli estratti di Arpagofito non abbia gli effetti gastro-lesivi tipici dei FANS, dovuti all'inibizione delle COX-1.

Studi

Il fitocomplesso dell'artiglio del diavolo è oggi utilizzato nel trattamento sintomatico dell'artrite reumatoide e dell'osteoartrite, dell'artrosi e di altre malattie reumatiche.

  • Negli studi in vitro, gli estratti di Harpagophytum procumbens hanno mostrato attività condroprotettiva. Diversi meccanismi d'azione sembrano potenzialmente sostenere tale attività 4:
    • diminuzione della sintesi di mediatori dell'infiammazione (ad es. TNF-α e interleuchina-1β)
    • inibizione delle metalloproteinasi della matrice e dell'elastasi (che degradano le componenti della cartilagine articolare).
  • È stato dimostrato che un estratto acquoso essiccato di Harpagophytum procumbens ha una significativa attività analgesica dose-dipendente e anti-infiammatoria nei ratti a dosi di 5 e 10 mg/kg.
    Tuttavia, l'edema della zampa indotto da carragenina non è stato influenzato dall'arpagoside isolato 2. Ciò suggerisce che l'arpagoside potrebbe non avere un effetto antinfiammatorio sufficiente, almeno nel dosaggio usato in questo studio, e che altri componenti dell'arpagofito potrebbero essere responsabili o co-responsabili dell'effetto anti-infiammatorio.
  • Diversi studi clinici sull'uomo 5, 6, 7 hanno dimostrato che vari estratti di artiglio del diavolo (equivalenti a 50-60 mg di arpagoside al giorno, somministrati per un periodo variabile tra 8 e 16 settimane, a seconda dello studio) hanno migliorato significativamente il quadro clinico di soggetti con artrosi del ginocchio e dell'anca, in termini di dolore, limitazione del movimento e crepitio articolare.
    La gravità del dolore e degli altri sintomi è stata valutata dal questionario WOMAC, dal VAS, dall'indice algo-funzionale di Lequesne, dall'esame medico e/o dalla dose concomitante di farmaci necessaria per alleviare il dolore.
  • In merito all'efficacia dell'artiglio del diavolo contro i dolori reumatici, questo studio aperto 8 ha arruolato 259 pazienti, che per 8 settimane hanno assunto 60 mg/die di arpagoside.
    Gli Autori hanno registrato un significativo miglioramento della sintomatologia dolorosa e della conseguente impotenza funzionale (limitazione dei movimenti), valutate attraverso scale di valutazione numerica (WOMAC e Algofunctional Hand Osteoarthritis Index) pre e post trattamento.
    L'indice della qualità della vita era migliorato del 60% e anche il ricorso ai farmaci antidolorifici era significativamente diminuito.
    Lo studio ha quindi concluso che l'estratto secco di Harpagophytum procumbens è un'opzione di trattamento efficace e ben tollerata per i disturbi reumatici degenerativi da lievi a moderati, capace di migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti.

In merito all'efficacia dell'artiglio del diavolo contro l'artrosi e il dolore alla bassa schiena, gli Autori di una revisione sistematica 9 concludono che:

  • Esistono prove limitate dell'utilità di un estratto etanolico di Harpagophytum contenente meno di 30 mg di arpagoside al giorno nel trattamento dell'osteoartrosi del ginocchio e dell'anca.
  • Vi è una moderata evidenza di efficacia per:
    • l'uso di una polvere di Harpagophytum a 60 mg di arpagoside nel trattamento dell'osteoartrosi della colonna vertebrale, dell'anca e del ginocchio;
    • l'uso di un estratto acquoso di Harpagophytum ad una dose giornaliera di 100 mg di arpagoside nel trattamento delle esacerbazioni acute della lombalgia cronica aspecifica;
    • l'uso di un estratto acquoso di Harpagophytum procumbens a 60 mg di arpagoside, con una efficacia non inferiore a 12,5 mg di rofecoxib al giorno, nel trattamento del dolore lombare cronico aspecifico (NSLBP) a breve termine.
  • Esistono forti prove per l'uso di un estratto di Harpagophytum acquoso ad una dose giornaliera equivalente a 50 mg di arpagoside nel trattamento delle esacerbazioni acute di dolore lombare cronico aspecifico (NSLBP).

Sebbene la maggior parte degli studi abbia indagato l'efficacia dell'artiglio del diavolo assunto per via orale, il potere antinfiammatorio del fitocomplesso sembrerebbe espletarsi anche a livello topico, grazie ad una elevata diffusione a livello transcutaneo.

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Modo d'uso

Gli studi clinici sull'artiglio del diavolo tendono a utilizzare dosaggi pari a 6.000 mg di radice di artiglio del diavolo, che ammontano a 50 mg di arpagoside, suddivisi in tre dosi da 2.000 mg assunte singolarmente ai tre pasti principali.

La letteratura esaminata, indica che:

  • per pazienti con dolori cronici, la dose minima giornaliera efficace di arpagoside è di 30 mg, con effetti ottimali intorno ai 60 mg/die;
  • per pazienti con dolori acuti, la dose minima efficace è di 100 mg/die di arpagoside.

L'arpagoside tende ad essere utilizzato come indicatore di efficacia, per cui la maggior parte degli integratori riporta la titolazione in arpagoside. E' auspicabile, quindi, scegliere un prodotto titolato in arpagoside.

I benefici dell'estratto di artiglio del diavolo, per quanto riguarda l'artrite e l'infiammazione, possono richiedere da 1 a 4 mesi per raggiungere la massima efficacia.

Avvertenze

  • Tenere fuori dalla portata dei bambini sotto i 3 anni.
  • Non superare la dose giornaliera consigliata.
  • L'artiglio del diavolo e gli altri integratori alimentari non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata e di uno stile di vita sano.
  • Gravidanza e Allattamento al seno: non ci sono sufficienti studi scientifici a disposizione per stabilire la sicurezza dell'assunzione durante la gravidanza e l'allattamento al seno. Pertanto, le donne incinte o che allattano dovrebbero usare il prodotto con cautela e solo sotto controllo medico.

Controindicazioni

  • Non sono stati riscontrati casi di ulcera peptica né sanguinamento gastrointestinale associati all'uso dell'artiglio del diavolo; tuttavia, poiché questa pianta contiene principi amari che stimolano la secrezione gastrica, i preparati a base di Artiglio del diavolo da assumere per bocca sono controindicati in soggetti con gastrite acuta e/o ulcera peptica.
  • Non sono noti studi clinici controllati in donne in gravidanza e durante l'allattamento; tuttavia se ne sconsiglia l'uso durante la gestazione, in quanto uno studio recente riferisce una possibile azione ossitocica
  • Si consiglia cautela anche nell'associazione con ipotensivi, antiartmici (inclusi b-bloccanti e digossina) e ipoglicemizzanti, per possibile sommazione di effetti.
  • Più in generale, l'assunzione di artiglio del diavolo in presenza di situazioni particolari o se si sta seguendo una terapia farmacologica è consigliata sotto controllo del medico che, conoscendo approfonditamente il quadro clinico del Paziente, saprà dare i migliori consigli.

Effetti Collaterali

  • L'impiego clinico dell'Artiglio del Diavolo non è complicato dagli effetti collaterali gastrointestinali tipici dei FANS gastrolesivi (come l'aspirina); al contrario, l'Harpagophytum procumbens può essere utilizzato con successo anche nel trattamento di disturbi gastrointestinali, grazie all'azione stomachica, amaricante, coleretica e colagogoga.
    Ciononostante, in soggetti sensibili, l'assunzione di integratori di artiglio del diavolo può comunque dare origine a fenomeni di irritazione gastrica.
  • In letteratura sono segnalati casi di problemi gastrointestinali come diarrea e flatulenza, e rari casi di mal di testa, tinnito, anoressia e perdita del gusto.

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