Ribosio | Cos'è? Funzioni, Sport e Salute | Modo d'Uso

In questo articolo parliamo del Ribosio, delle sue Proprietà e dei potenziali Benefici sulla Peformance Atletica e sulla Salute Muscolare e Cardiovascolare. Con Evidenze Scientifiche, Dosi, Modo d'Uso e Controindicazioni

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Che Cos'è

Il ribosio è uno zucchero semplice, un monosaccaride di forma ciclica a cinque atomi di carbonio.

Per questa sua caratteristica, il ribosio appartiene al gruppo dei pentosi (a differenza ad esempio del glucosio che - avendo sei atomi di carbonio nella sua struttura - è un esoso).

Le fonti alimentari di ribosio sono piuttosto modeste e il fabbisogno viene colmato dalla sintesi endogena: attraverso la cosiddetta "via dei pentosi fosfati", il nostro organismo è in grado di convertire il più abbondante glucosio in ribosio, con produzione di NADPH, prezioso fattore riducente per le cellule.

Il ribosio è un componente fondamentale di complessi molecolari di primaria importanza per il nostro organismo, primi fra tutti il DNA e l'RNA, ma anche l'altrettanto preziosa ATP.

Dal momento che l'ATP rappresenta la "moneta energetica" che l'organismo spende per muoversi ed espletare le sue funzioni, è chiaro come la supplementazione di ribosio sia stata studiata e pubblicizzata per migliorare i livelli energetici e la performance atletica.

A Cosa Serve

Il razionale della supplementazione di ribosio deriva dal suo ruolo biologico-strutturale in vari intermedi energetici, come la nota ATP.

Una specifica integrazione di ribosio consentirebbe pertanto di sostenere i livelli di ATP, favorendo la risintesi della quota perduta e non risintetizzata durante l'attività fisica.

Uso in Ambito Sportivo

Sebbene dal mondo scientifico arrivino più smentite che conferme, l'integrazione di ribosio viene proposta in ambito sportivo per:

  • migliorare la performance atletica e favorire il recupero, soprattutto negli sport particolarmente prolungati o in quelli che richiedono un'elevata capacità di sprint, cambi di ritmo e potenza anaerobica lattacida.

Più solide sembrerebbero invece le evidenze scientifiche relative al ruolo benefico del ribosio in determinate condizioni patologiche, in particolare a livello cardiaco e muscolare.

Uso in Ambito Medico

Nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica, la somministrazione di ribosio si assocerebbe a un più rapido ripristino dei livelli di ATP cardiaca, limitando l'estensione del danno ischemico, migliorando l'efficienza cardiaca e favorendo il recupero.

Anche nei pazienti con fibromialgia, l'integrazione di ribosio potrebbe alleviare i sintomi, migliorando il benessere e i livelli di energia percepiti, sia a livello fisico che mentale.

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Caratteristiche

Ribosio e ATP

Come RNA e DNA, anche l'ATP ha il ribosio tra i suoi costituenti. In particolare, l'ATP o adenosintrifosfato è un nucleotide formato da:

  • una base azotata, nello specifico l'adenina
  • ribosio
  • tre gruppi fosfato.

L'ATP è la molecola energetica richiesta dalla quasi totalità delle reazioni metaboliche endoergeniche e anaboliche dell'organismo, che vanno dal funzionamento delle pompe cellulari e dai sistemi di trasporto attivo alle più complesse reazioni che portano alla trasmissione nervosa e alla contrazione muscolare.

L'espletamento di queste reazioni richiede dunque un'adeguata biodisponibilità di ATP, che dona l'energia necessaria cedendo uno dei suoi 3 gruppi fosfato.

Privata del gruppo fosfato, l'ATP (adenosin-trifosfato) è quindi ridotta ad ADP (adenosin-difosfato); quando invece cede 2 gruppi fosfato viene direttamente ridotta ad AMP (adenosin-monofosfato).

A sua volta, l'ADP può essere:

  • ulteriormente idrolizzata in AMP, rilasciando un ulteriore gruppo fosfato ad alta energia;
  • rifosforilata in ATP acquisendo il gruppo fosfato perduto.
    In questo caso, due molecole di ADP si fondono tra loro rigenerando ATP + AMP.

Similmente, l'AMP può essere rigenerata ad ATP secondo la seguente coppia di reazioni:

  • AMP + ATP → 2 ADP
  • 2 ADP + 2 Pi → 2 ATP

I gruppi fosfato necessari alla risintesi di ATP possono essere ceduti dalle riserve di fosfocreatina o generati dalla glicolisi, dalla beta-ossidazione degli acidi grassi e soprattutto, in ultima analisi, dall'enzima mitocondriale ATP-sintasi durante la fosforilazione ossidativa.

Durante queste reazioni, però, non tutte le molecole energetiche vengono risintetizzate; una piccola quota di AMP viene infatti perduta, perché trasformata in IMP (inosina monofosfato), che a sua volta può essere:

  • utilizzata per la risintesi di ATP in condizioni di riposo;
  • espulsa dalla cellula e degradata con formazione finale di acido urico; tale espulsione aumenterebbe nel corso di esercizi fisici particolarmente prolungati e/o frequenti.

Durante sforzi fisici particolarmente intensi, ripetuti e/o prolungati, si ha quindi la perdita di una parte del pool di AMP, necessario per la riconversione in ATP. Secondo gli studi effettuati, sarebbero necessari fino a 3 giorni (circa 72 ore) per ristabilire le "scorte" di ATP precedenti a uno sforzo fisico particolarmente impegnativo dal punto di vista muscolare.

Nella ricostituzione delle scorte di ATP, il ribosio ricopre un ruolo importante nel rimpiazzo dei precursori nucleosidici dell'ATP stessa.

Nella sua forma fosforilata (PRPP), il ribosio viene infatti convertito in fosforibosilamina, che a sua volta viene convertita nella già citata IMP, che in qualità di precursore della sintesi delle purine può essere riutilizzata per la sintesi di ATP.

Applicazioni Cliniche

Nella sua forma fosforilata, il D-Ribosio sembra essere il fattore limitante nella sintesi di IMP, quindi delle purine e anche dell'ATP.
In studi sui ratti si è infatti visto come l'incremento del ribosio muscolare (tramite infusione) si traducesse in una maggiore sintesi di IMP, con conseguente aumento della velocità di ristoro dell'ATP intracellulare.

Pertanto, l'integrazione di ribosio è stata studiata per applicazioni cliniche in varie condizioni caratterizzate da ridotte concentrazioni di ATP, come gli stati di sofferenza cardiaca, la fibromialgia e l'esercizio fisico prolungato.

Ribosio e Salute cardiovascolare

Evidenze scientifiche preliminari sembrano attribuire al ribosio una potenziale utilità nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. In tale condizione, il cuore soffre per il ridotto apporto di sangue, quindi di ossigeno e nutrienti necessari alla sintesi di ATP; la ridotta disponibilità di ATP, a sua volta, impatta negativamente sulla contrattilità del cuore, fino a determinare - nei casi più gravi - la necrosi cardiaca (infarto del miocardio).

Oltre agli studi su modelli animali, sono stati condotti anche piccoli studi clinici in soggetti con varie tipologie di disturbi cardiaci, con dosaggio tipico di 15 grammi al giorno di ribosio (diviso in 3 assunzioni):

  • soggetti con insufficienza cardiaca congestizia (CHF) hanno beneficiato di un miglioramento della qualità di vita, del contributo atriale al riempimento ventricolare sinistro e di un miglioramento dei parametri ecocardiografici registrati durante una prova da sforzo 1,
  • soggetti con insufficienza cardiaca ischemica avanzata hanno migliorato i parametri ventilatori alla soglia anaerobica, rilevati dopo otto settimane di trattamento con ribosio 2,
  • soggetti con malattia coronarica stabile hanno aumentato la tolleranza all'ischemia miocardica indotta da esercizio fisico 3,
  • soggetti sottoposti ad ecocardiografia da stress con dobutamina, hanno mostrato miglioramenti nei parametri ecografici 4.

Ribosio e Attività Fisica

In uno studio 5, la supplementazione di D-ribosio orale ad alte dosi (9+1 somministrazioni da 200 mg/kg) - nei 3 giorni di riposo e recupero dopo una settimana di allenamenti bigiornalieri intermittenti ad alta intensità - ha dimostrato di aumentare il tasso di reintegrazione di ATP nell'arco dei tre giorni di riposo rispetto al placebo (che consisteva in analoghe quantità di maltodestine).

Dopo i 3 giorni di recupero, entrambi i gruppi (placebo e ribosio) hanno eseguito un test sportivo, che ha rilevato valori di performance analoghi nei due gruppi, in termini di potenza media e massima; le aumentate quantità di ATP muscolare ottenute tramite l'integrazione di ribosio non si sono quindi tradotte in miglioramenti della perfeormance rispetto al placebo (maltodestrine).

Tuttavia i livelli plasmatici di ipoxantina post-esercizio erano maggiori nel gruppo ribosio. L'ipoxantina è un derivato dell'IMP che viene espulso dalla cellula per essere avviato ai processi di smaltimento ed escrezione.

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Ribosio e Fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome caratterizzata essenzialmente da dolore, rigidità e debolezza muscolare, cui si associano altri disturbi che impattano negativamente sulla qualità di vita.

La riduzione di ATP rilevata nei muscoli di soggetti affetti da fibromialgia 6 ha quindi suggerito la sperimentazione clinica del D-ribosio nel migliorare la qualità di vita di questi pazienti.

Uno studio pilota su 41 pazienti ha rilevato che 5 grammi di D-ribosio, assunti 3 volte al giorno per 19 giorni insieme alla terapia farmacologica hanno ridotto i sintomi della fibromialgia nel 66% dei pazienti. Tali sintomi si sono poi ripresentati a distanza di una settimana di interruzione della supplementazione di D-ribosio 7.

In un altro studio, soggetti con fibromialgia e / o sindrome da affaticamento cronico (CFS) che avevano assunto 15 g al giorno di D-ribosio (suddivisi in 3 dosi) per poco meno di tre settimane, hanno beneficiato di miglioramenti soggettivi nei livelli di energia percepita, della qualità del sonno e della sensazione di benessere, con un aumento della soglia di dolore percepito 8.

Ribosio negli Alimenti

Piccole quantità di ribosio possono essere ritrovate negli alimenti, sia di origine animale che vegetale, come:

Tuttavia, le fonti alimentari non apportano quantità di ribosio sufficienti per soddisfare il fabbisogno corporeo, che viene quindi coperto soprattutto dalla sintesi endogena attraverso la via dei pentoso fosfati.

Modo d'uso

Il ribosio può essere assunto sottoforma di compresse, anche se - in virtù degli alti dosaggi quotidiani richiesti - la polvere è più adatta (il sapore è neutro, tendente al dolce).

La dose media consigliata è di 5 grammi di ribosio, ripetuta da due a tre volte al giorno.

Avvertenze

  • Non superare la dose giornaliera di Ribosio consigliata dal medico o riportata in etichetta e/o nel foglio illustrativo del prodotto.
  • Gli integratori di Ribosio non vanno intesi quali sostituti di una dieta variata, equilibrata e di un sano stile di vita.
  • Tenere gli integratori di Ribosio lontano dalla vista e dalla portata dei bambini al di sotto dei tre anni.

Controindicazioni

  • I prodotti a base di Ribosio sono controindicati in caso di allergia (ipersensibilità) al Ribosio o a uno qualsiasi degli altri componenti del prodotto.
  • Prudenza in caso di somministrazione a pazienti diabetici
  • L'assunzione di Ribosio in presenza di condizioni patologiche o situazioni particolari, o se si sta seguendo una terapia farmacologica, è consigliata soltanto sotto controllo del medico che, conoscendo approfonditamente il quadro clinico del paziente, saprà dare i migliori consigli.

Effetti Collaterali

  • Il Ribosio è ben tollerato e non causa normalmente effetti collaterali o problemi di tossicità
  • A dosi elevate potrebbe creare problemi di discomfort intestinale in individui predisposti, con nausea e diarrea; in tal caso, si consiglia di ridurre la dose o suddividerla in più assunzioni.

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