SoftShell, HardShell | Qualità e Guida all'Acquisto
Le esigenze di chi pratica trekking e nordic walking sono diverse da quelle di un alpinista: per i primi sono meglio i tessuti soft-shell, per il secondo gli hard-shell
Come scegliere
Il fatto che diversi marchi famosi, produttori di membrane e tessuti laminati, offrano gamme di prodotti assai differenziate, per adattarsi alle varie circostanze di utilizzo, alimenta le difficoltà nella scelta del marchio più adatto alle proprie esigenze.
Se a ciò aggiungiamo la carenza di informazioni sugli indici di qualità, appare fondamentale il bisogno di definire dei parametri di riferimento oggettivi che esprimano le caratteristiche del prodotto.
Purtroppo i dati reperibili sono dichiarati dalle aziende nei loro cataloghi e spesso manca la certificazione di un organismo indipendente che definisca gli standard di riferimento.
Ad esempio, non è raro che un'azienda scelga tra le varie unità di misura disponibili quella che fornisce i risultati migliori.
Un'altra complicazione deriva dal fatto che i valori dichiarati possono essere quelli della membrana utilizzata, ma non del tessuto finito; infatti, a caratterizzare quest'ultimo contribuiscono in maniera importante anche gli altri materiali impiegati e le modalità con cui viene realizzato il capo stesso (ad esempio utilizzo di cuciture termosaldate oppure no). Si tratta di un aspetto fondamentale, poiché anche la miglior membrana, se associata a tessuti scadenti o comunque inadatti alle circostanze di impiego, può disilludere le aspettative dell'acquirente.
Impermeabilità di un tessuto: come si misura?
L'impermeabilità (waterproofness) viene stabilita ponendo il tessuto al di sotto di una colonna d'acqua di diametro 10 cm, che insiste per 24 ore sul tessuto stesso.
La colonna d'acqua viene fatta crescere fino a quando il liquido riesce ad attraversare il tessuto.
L'altezza massima raggiunta dalla colonna d'acqua senza che vi siano infiltrazioni definisce l'impermeabilità del tessuto. Si esprime in mm o cm di colonna d'acqua (si tenga presente che un centimetro equivale a 10 mm).
Le norme che disciplinano le prove di impermeabilità sono la UNI EN 20811/93 e la UNI EN 5123/8.
A 20.000mm (=2000cm=20m) si ha una buona impermeabilità. In particolare, valori di colonna d'acqua indicativi sono:
- colonna d'acqua da 500 a 1.000 mm: impermeabilizzazione scarsa
- colonna d'acqua da 1.000 a 2.000 mm: impermeabilizzazione sufficiente
- colonna d'acqua da 2.000 a 4.000 mm: impermeabilizzazione buona
- colonna d'acqua da 4.000 a 8.000 mm: impermeabilizzazione ottima
- colonna d'acqua oltre 8.000 mm: impermeabilizzazione eccellente
Secondo l norma EN 343, un tessuto è impermeabile se può resistere ad una pressione di 1300 mm (0,13 bar). Per fare un esempio, la membrane Sympatex vengono dichiarate dal produttore resistenti a una colonna d'acqua di oltre 45.000 mm.
Impermeabile o idrorepellente?
Gli aggettivi Impermeabile e idrorepellente NON sono sinonimi, quindi non significano la stessa cosa.
- Un capo cosiddetto “impermeabile” dovrebbe essere “water proof” al 100%, cioè offrire una protezione assoluta dall'acqua. In genere queste caratteristiche sono offerte da prodotti più pesanti e rigidi (i cosiddetti HardShell o guscio duro).
- Un capo “idrorepellente”, invece, è solo parzialmente “water proof”; tale caratteristica è garantita dall'applicazione di un rivestimento idrorepellente di lunga durata (DWR); questo isolante offre un modesto grado di protezione nei confronti dell'acqua, proteggendo dalla pioggia fine, dalla nebbia e dalla neve ma non dalla pioggia battente.
Il rivestimento idrorepellente fa sì che l'acqua si disponga sulla superficie del tessuto in forma di goccioline, dalla forma sferica, che possono così scivolar via facilmente senza essere assorbite.
L'idrorepellenza (water repellency) si valuta in base alla norma UNI EN 24920/93. Il valore di idrorepellenza viene espresso con un indice ISO da 1 (più scadente) a 5 (ottimo).
La sigla DWR (acronimo di Durable Water repellent, ovvero repellenza duratura all'acqua) indica che lo strato esterno del tessuto è stato sottoposto a un trattamento per aumentarne la resistenza all'acqua e favorire lo scorrimento delle gocce sulla superficie; è quindi una sigla tipica dei capi idrorepellenti. In particolare, un prodotto idrorepellente di lunga durata (DWR) è progettato per resistere ai lavaggi, ma è chiaro che con il passare del tempo le sue caratteristiche vanno comunque scadendo. I capi idrorepellenti necessitano quindi di un trattamento periodico a base di appositi prodotti impermeabilizzanti (che ne ripristinano le capacità, ma mai in modo completo); tali prodotti sono reperibili nei negozi specializzati e si applicano generalmente sottoforma di spray.
Per capire se un tessuto possiede o ha conservato una buona idrorepellenza è possibile svolgere un test piuttosto semplice, ponendolo sotto il getto d'acqua di una doccia: se la forma delle gocce d'acqua sulla sua superficie si avvicina a quella di una sfera perfetta, significa che il prodotto è ancora dotato di un ottimo livello di idrorepellenza.
Traspirabilità o impermeabilità?
Un tessuto traspirante NON blocca la sudorazione, ma agevola la dispersione del sudore sottoforma di vapore acqueo; in questo modo evita il ristagno di umidità nella pelle, che asciuga in fretta.
Viceversa, un tessuto scarsamente traspirante si oppone alla dispersione del sudore sottoforma di vapore acqueo; di conseguenza, il sudore rimane sulla pelle senza evaporare, il confort diminuisce e la temperatura corporea sale (anche in maniera pericolosa per la salute se la produzione di calore corporeo è particolarmente elevata).
Viene definita traspirabilità la capacità dei tessuti di permettere al vapore corporeo di attraversarli, consentendo in modo adeguato la gestione del vapore e della temperatura corporea.
In generale, tanto più un tessuto è resistente alla pioggia (impermeabile) e tanto minore è la sua traspirabilità. Molti laminati offrono un buon compromesso tra le due caratteristiche, ma un ottimo impermeabile - checché se ne dica - non sarà mai un ottimo traspirante, e viceversa. In genere, si può considerare migliore la traspirabilità dei laminati idrofobi microporosi senza rivestimento di poliuretano (es. Event), rispetto ai laminati idrofobi microporosi idrofobi rivestiti da poliuretano (es. Gore-Tex); questi ultimi vantano tuttavia una migliore impermeabilità. Riguardo alle membrane continue idrofiliche (es. Sympatex o Dermizax), si penalizza un po' la traspirabilità rispetto alle microporose, ma si guadagna in termini di durata del prodotto poiché non vi sono pori che possono occludersi. Inoltre, le membrane idrofiliche svolgono una migliore protezione dal vento.
Il vantaggio dei capi idrorepellenti soft shell rispetto agli impermeabili hard shell riguarda la maggiore leggerezza e traspirabilità; sono quindi più adatti nei mesi primaverili o estivi, oppure in caso di attività fisica intensa.
La traspirabilità viene misurata mediante prove di laboratorio secondo vari metodi.
Per esempio, il valore di traspirabilità può essere espresso dalla quantità di vapore acqueo che attraversa un metro quadro di tessuto in 24 ore; si ottiene così il valore di traspirabilità MVTR (Moisture vapor transmission rate, detto anche WVTR ovvero Water Vapor Transmission Rate): espresso in = g/mq/24h.
Attualmente si possono realizzare tessuti impermeabili in grado di consentire il passaggio del vapore corporeo nell'ordine di 1.000 o più g/m2/giorno; indicativamente, un buon valore di traspirabilità dovrebbe comunque essere superiore ai 15.000 g/m2/giorno. Chiaramente, più questo valore sarà alto, più il tessuto sarà traspirante e - presumibilmente - confortevole.
La traspirabilità può essere misurata anche dal RET (resistance to moisture vapor trasmission); questo parametro indica la resistenza alla trasmissione del vapore e si esprime in mq*Pa/W. I valori di riferimento sono:
- RET da 0 a 6: tessuto estremamente traspirante
- RET da 6 a 13: buono o molto traspirante
- RET da 13 a 20: soddisfacente o traspirante
- RET da 20 a 30: insoddisfacente o appena traspirante.
In sostanza a valori RET più bassi corrisponde una traspirazione migliore, e viceversa. Di conseguenza, chi cerca un tessuto per attività sportiva, dovrebbe orientarsi verso RET molto bassi.
Gli impermeabili economici tradizionali (i famosi K-way di un tempo) vengono ottenuti industrialmente con il processo di spalmatura con PVC, lo stesso che si utilizza - ad esempio - per i gommoni da mare. La traspirazione offerta da questi indumenti è quasi nulla, perciò il loro utilizzo per abbigliamento tecnico è stato ormai completamente sostituito.
Antivento
La capacità antivento (permeabilità all'aria dei tessuti) viene valutata in l/m2/s ed espressa in CFM secondo la norma DIN EN ISO 9237. Ad esempio:
- CFM = 0 corrisponde ad una protezione 100% (massima possibile, tipica dei capi WindStopper, delle membrane Sympatex o delle membrane Polartec Power Shield)
- CFM = 3-5 protezione molto alta
- CFM = 60 protezione abbastanza buona (pile trattato antivento)
- CFM = 200 protezione scarsa (pile non trattato antivento).
Protezione UV
La protezione UV diviene particolarmente importante in alta quota, dove i raggi ultravioletti (UV) del sole risultano più pericolosi per la salute della pelle, in quanto:
- è minore lo strato di atmosfera che li filtra (l'intensità dei raggi in quota aumenta del 10-12% ogni 1000 metri di dislivello)
- vengono riflessi dalla neve e dal ghiaccio (fino all'80%).
La protezione UV viene misurata dal fattore UPF (Ultraviolet Protection Factor, ovvero fattore solare di protezione) per il quale possiamo individuare:
- UPF da 15 a 24: protezione buona
- UPF da 25 a 39: protezione molto buona
- UPF da 40 a 50: protezione eccellente
Per essere considerato anti-Uv un capo di abbigliamento deve riportare in etichetta il simbolo di un sole giallo con ombreggiatura, il numero della norma di riferimento (EN 13758-2).